martedì 15 gennaio 2008

Saverio Merlino - Componente Commissione Programma PD Sicilia

Dai un contributo di idee al PD

Il carissimo amico Giuseppe Pagoto, componente della commissione programma PD nell'ottica di una partecipazione attiva alla vita del Partito Democratico aperta a tutti i cittadini, ci invita a proporre eventuali contributi da inserire nel programma che si sta elaborando in queste settimanane. (in particolare sta lavorando sulle tematiche relative al Lavoro, Formazione Professionale, Isole Minori ed Economia).

In considerazione di questa sua gentile disponibilità, invito i lettori del Blog http://associazionesiciliana360.blogspot.com/ a proporre idee, dando il proprio contributo alle tematiche proposte.

2 commenti:

Associazione Siciliana 360 ha detto...

ECCO ALCUNE SOLUZIONI PROPOSTE CHE ALLEGO COME RISPOSTA PER EVITARE DI INTASARE IL BLOG IN ATTESA DEL FORUM E DEL SITO.

I nodi delle isole minori italiane

L’Agenzia delle isole

Il centrosinistra nella passata esperienza di governo ha mostrato una sensibilità verso le problematiche delle isole minori e in prima istanza ha previsto una serie di finanziamenti per lo sviluppo locale sostenibile, quali il DUPIM ,una 488 dedicata, un programma di mobilità sostenibile. Nel corso di questi anni però è emersa la consapevolezza che oltre alla necessità di risorse finanziarie bisogna investire in risorse umane. Se si crede nell'importanza delle isole minori oggi la risposta principale e prioritaria è la creazione di una Agenzia Nazionale per lo Sviluppo delle Isole Minori.. Una Agenzia, che svolga attività di animazione locale al servizio dei Comuni delle isole minori , accompagnandoli nei loro progetti di sviluppo ma anche che supporti il Governo nazionale e quelli regionali, nella razionalizzazione degli strumenti di perequazione finanziaria dei rifornimenti idrici, dello smaltimento dei rifiuti, della produzione di energia, dei servizi di trasporto), creando così importanti economie che non solo eviteranno di considerarla come l’ennesimo carrozzone inutile ed oneroso, ma la qualificheranno in breve tempo come uno strumento che permette di tagliare le spese incentivando processi virtuosi di sviluppo economico e sociale. In concreto l’Agenzia dovrà svolgere attività di informazione, documentazione,formazione, supporto per la programmazione a sostengo dei comuni insulari e della loro associazione l’ANCIM, stabilendo una sorta di tavolo permanente di contatto fra questi e il Governo nazionale ed i Ministeri particolarmente interessati ( Trasporti, Ambiente, Sviluppo economico, Beni culturali, Istruzione, Sanità , Interni), e i governi regionali. La proposta è che l’Agenzia sia istituita presso la Presidenza del Consiglio nella giurisdizione del Sottosegretario alla Presidenza.

Il superamento della pratica dei “commissari”

L’Agenzia potrebbe essere anche, in parte, una alternativa alla pratica diffusa dal passato Governo di nominare i sindaci – per sostenerli di fronte ai gravi problemi che dovrebbero affrontare – commissari straordinari dotandoli di poteri straordinari sui singoli problemi. Questa esperienza nelle specifico caso delle Eolie si è dimostrato fortemente negativa. Infatti, nelle Eolie, questo provvedimento non ha portato alcun beneficio concreto mentre ha creato una serie di problemi gravi come l'esautoramento del Consiglio Comunale da tutta una serie di competenze, marginalizzandolo nel ruolo affidatogli dal Testo Unico degli Enti Locali ; la vanificazione del Bilancio comunale che ha perso la natura di unico documento riassuntivo delle entrate e delle uscite del Comune; la diffusione di una pratica della discrezionalità e del clientelismo che colpisce la moralità della comunità civile.

Il problema dello sviluppo

Il turismo ha rappresentato, a partire dagli anni 60, praticamente l'unica opzione di riscatto per le isole minori italiane in genere da una povertà che sconfinava nella miseria . Esso però oggi va esplicitando i limiti connessi alla stagionalità, e si richiede comunque che .non rappresenti l’unica vocazione economica del territorio, che ne risulterebbe fortemente impoverito. Si chiede cioè che il turismo oltre che impegnato nel prolungamento della stagionalità, venga considerato come un volano per il rilancio e la riqualificazione anche di altre attività produttive.

Per potere divenire il turismo una risorsa per tutto l'anno è necessario che vengano esaltati sempre più i suoi caratteri naturalistici e culturali con la promozione di parchi tematici, sentieristica, musealità, congressistica e convegnistica, ecc. Inoltre insieme al turismo occorre sviluppare tutta una serie di attività ntegrative quali lo sviluppo di prodotti locali (agricoltura, pesca e artigianato), l'offerta di tradizioni e folk locale, la produzione di eventi di grandi richiami (festival, premi letterari, competizioni, sagre..).

.La stagionalità è la sofferenza maggiore che lamentano le isole minori italiane. Di fronte a due tre mesi di turismo di cui alcune settimane addirittura caotiche, vi sta il lungo inverno dove non solo l’economia ma la vita stessa ristagna, i collegamenti si fanno difficili come difficili, e fortemente onerosi, si fanno le possibilità di accedere ai servizi sanitari, al sistema scolastico, alle varie offerte culturali e di arricchimento della qualità della vita Da qui non solo l’esigenza che si miri al prolungamento della stagione utile senza il quale nessuna iniziativa economica veramente autonoma può sperare di mantenersi sul mercato e di prosperare, ma anche quella di combattere il pericolo concreto che la gran parte di queste isole si spopolino in inverno con una perdita secca di tradizioni e di cultura.

Di contro a questo rischio, che non va trascurato, esiste invece la possibilità di qualificare il loro sviluppo economico e sociale trasformandole da comunità marginali ed assistite a poli propulsori di sviluppo capaci di trascinare nella loro crescita anche i territori prospicienti. La grande scommessa delle isole minori italiane che i loro Comuni - riuniti nell'ANCIM ) Associazione Nazionale Comuni Isole Minori) - hanno espresso già sei anni fa nel Documento Unico di programmazione delle Isole Minori 2000- 2006, chiamato più correntemente DUPIM , è la promozione, nel "sistema Isole Minori", di un modello di sviluppo locale a carattere "sostenibile", incentrato sulla valorizzazione delle risorse locali (sviluppo endogeno). Un modello che parta dalle isole puntando sulla loro potenzialità vocative ma si estenda ai territori prospicienti creando dei poli di sviluppo dinamici capaci di acquisire significato anche nei processi macroeconomici a livello nazionale e regionale. Un modello da collocare all'interno di un sistema di concertazione, in grado di coinvolgere attori pubblici e privati.

Ma questo processo richiede gradualità ed una capacità di accompagnamento e di guida programmata e mirata alla destagionalizzazione. Una fase di accompagnamento da parte del Governo nazionale e possibilmente anche di quello regionale che non è prevedibile possa durare meno di 10/25 anni derogando ai tempi più incalzanti previsti da una corretta politica economica e di sviluppo che vuole togliere al sistema delle aziende la stampella del sostegno pubblico che spesso si è tradotta in inefficienza e disincentivo ad acquistare competitività ed efficacia. Il fatto è che non è possibile fare parti eguali fra diseguali ed è per questo che la "diversità" delle aree insulari - ed a maggior ragione quella delle piccole isole - è stata presa in considerazione anche nel Trattato di Amsterdam, all’interno del quale è stata operata un’integrazione all’art. 158 e aggiunto un allegato (numero 30) chiamato "Dichiarazione sulle regioni insulari" nel quale la Conferenza riconosce che le regioni insulari soffrono, a motivo della loro insularità, di svantaggi strutturali il cui perdurare ostacola lo sviluppo economico e sociale. Tutto ciò ha portato, a livello istituzionale ed europeo, a rivedere le politiche di sviluppo rivolte alle regioni insulari e a prevedere politiche di sviluppo a livello comunitario, nazionale e locale che tengano conto di queste peculiarità, con particolare riferimento a programmi che privilegino il settore dei trasporti, della formazione e dei settori trainanti dell’economia, tra i quali assume una particolare rilevanza il settore turistico.

L’esperienza di questi ultimi dieci anni di storia dell’ANCIM ha messo in risalto che l'Associazione e le Amministrazioni comunali che la compongono, hanno forse la possibilità e la capacità – come ha dimostrato in alcuni periodi della sua vita - di intessere relazioni con Ministeri e Regioni per definire linee specifiche e privilegiati di finanziamenti ( e fa fede di ciò l'Accordo di programma ANCIM, Regioni e Ministeri elaborato nel corso del 2000 e le linee di finanziamento aperte col Ministero del Tesoro, dell'Industria e dell'Ambiente) ma hanno maggiore difficoltà ad elaborare con continuità linee di intervento generali, finanziare ricerche e progetti di un certo peso, individuare e perseguire finanziamenti pubblici all’interno dei vari programmi proposti e, soprattutto, di trovare interlocutori privati disposti a misurarsi sui progetti, affiancando l'Ancim e gli enti locali, e concorrendo con i finanziamenti pubblici alla riqualificazione ed allo sviluppo delle isole.

Inoltre il DUPIM ha ormai quasi dieci anni di vita e non può rimanere un documento statico. Ha bisogno di essere approfondito e verificato raccogliendo e vagliando nuove esperienze, nuove idee, nuove prospettive.

Il turismo

Il turismo è naturalmente la risorsa prima delle siole minori italiane. Gli obiettivi prioritari sono:

* la sua qualificazione fondata sull'offerta culturale e naturalistica nel quadro di uno sviluppo ecosostenibile evitando la deriva del turismo di massa e l'omologazione che lo caratterizza;
* la sua destagionalizzazione nella prospettiva di riuscire a coprire tutti i dodici mesi dell'anno:
* la sua natura di volano per trainare e sostenere altre attività produttive come la pesca, l'agricoltura, la trasformazione dei prodotti, l'artigianato locale, ecc.

I problemi della pesca

E’ ormai assodato lo stato di crisi strutturale della piccola pesca tradizionale e del comparto nel suo complesso, in particolare, delle marinerie meridionali, che rischia ormai di trascinare in un vortice depressivo ampi settori del fragile tessuto socio-economico delle popolazioni locali.

Il depauperamento delle risorse, la diminuzione dei rendimenti da pesca, il rischio di una perdita economica ed occupazionale nel settore ittico coinvolgono pesantemente anche la sicilia, regione nella quale la pesca è certamente tra le attività economiche più antiche ed importanti.

Infatti dal 2001 abbiamo registrato un incidere di provvedimenti ( regolamenti comunitari e decreti e circolari ministeriali) che di fatto impediscono oramai l’esercizio della tradizionale attivita’ di pesca artiginale che da oltre 150 anni viene effettuata dalle marinerie mediterranee con sistema di pesca con reti per la cattura di alcune specie ittiche in transito nei mari prospicienti le coste e le isole.

E’ infatti dal confronto di diverse realtà produttive e dalle diverse strategie oggi in atto, a livello istituzionale locale, regionale, nazionale e comunitario che dovrà scaturire una nuova e incisiva politica di orientamento dell’utilizzo del mare e delle sue molteplici opportunità produttive.

La pesca artigianale, a partire dagli anni ‘70 , ha avuto una accellerazione dei processi di massificazione dei profitti correndo verso una china involutiva che ne ha compromesso soprattutto l’approccio umano e culturale alla risorsa mare ancorchè dalle tecniche, dai metodi e dagli attrezzi da pesca tradizionali.

La ricostruzione di questo patrimonio, oggi affidato alla memoria dei gruppi di pescatori più anziani, rappresenta da un lato la strada alla riqualificazione del settore verso pratiche ecocompatibili e dall’altro il percorso per il congiungimento dell’attività di pesca artigianale a quella turistica.

Entrambe le azioni richiedono sforzi multidisciplinari e complessi in parte affidati alla biologia della pesca ed alla tecnologia della trasformazione, attraverso percorsi già avviati, sebbene con controversi risultati, ed in parte affidati alla promozione ed alla certificazione della produzione.

Quest’ultimo percorso, in particolare, dovrà percorrere anche la strada del recupero della cultura e della tradizione contestualizzando il prodotto ittico, nell’immaginario del consumatore, alla sua provenienza attraverso la valorizzazione del genius loci delle singole marinerie.

Nel concreto ecco alcune proposte:

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Sostenere efficacemente una inversione di tendenza (rispetto all’ultimo decennio) delle politiche "balticocentriche" della UE e valorizzare il recupero della pesca nel mediterraneo con sistemi tradizionali
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Realizzazione e rafforzamento dei porti pescherecci nelle isole minori e di scali di alaggio per la manutenzione del naviglio;

o
E’ ormai fondamentale dotare le marinerie delle isole di porti pescherecci sicuri e attrezzati con moderne tecnologie per la movimentazione del pescato e per i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria del naviglio.

*
Ammodernamento tecnologico del naviglio sia in termini di sicurezza che in termini di prima lavorazione del pescato
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Misure di accompagnamento per la riduzione dello sforzo di pesca a favore dei pescatori delle isole ;

o
Definire criteri prevalentemente scientifici per l’attuazione di un fermo biologico che corrisponda alle necessità della riduzione dello sforzo di pesca e contestualmente al sostegno del reddito dei pescatori;
o
Dichiarzione di lavoro usurante per gli addetti alla pesca nelle isole

*
Promozione di nuovi modelli di sviluppo di strategie territoriali delle acque marine degli arcipelaghi

o
Sostenere con cofinanziamenti nazionali il modello della regione siclia sui "consorzi per il ripopolamento ittico" già realizzati sulle coste siciliane e in corso di realizzazione a Salina nelle isole Eolie.

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Sviluppo di attività complementari

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Promozione e sostegno del pescaturismo, ittiturismo, laboratorio del gusto ittico;
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Nelle isole Eolie , in particolare promozione del marchio "pescaturismo delle Eolie"

Il rilancio dell’agricoltura

L’attività produttiva agricola fa parte di un complesso sistema economico integrato con altri settori come il turismo, l’artigianato e la pesca.

In particolare i comuni rivieraschi si distinguono per la presenza attiva del settore della pesca, integrato da un’attenta agricoltura di qualità.

In merito alla utilizzazione del territorio ai fini strettamente agricoli, nel territorio delle isole minori italiane esiste un’agricoltura ben caratterizzata e vitale con alcune produzioni tipiche, quali il "moscato e passito" di Pantelleria, il "Biancolella" d’ischia, il "cappero" di Salina e Pantelleria, la "lenticcha" di Ustica, il "malvasia delle Lipari" che sono prodotti affermati e stimati a livello nazionale e, ormai a livello internazionale.

In questi ultimi anni si e’ assistito ad una ripresa delle coltivazioni di pregio nelle isole che fanno ben sperare per il futuro ma che necessitano di una attenta politica di sostegno ai prodotti di nicchia collegati allo sviluppo del turismo enogastronomico.

Ecco alcune proposte:

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Abolizione delle quote di terreni vitati nelle isole minori italiane

Questo provvedimento favorirebbe uno sviluppo e ripresa delle coltivazioni viticole di pregio (malvasia, passito di Pantelleria, biancolella ecc.) Senza alterare gli equilibri produttivi regionali.

Inoltre l’estensione delle coltivazioni darebbe un forte contributo alla salvaguardia ambientale e naturalistica delle aree interne delle isole.

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Finanziamenti in "regime d’aiuto" per le nuove iniziative agricole e per le attività connesse di trasformazione e lavorazione dei prodotti agricoli;
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Finanziamento di laboratori di analisi a sostegno dei viticoltori locali. Finanziamento di progetti quali "le strade del vino" a sostegno delle attività produttive connesse alla produzione di vino e alla ristorazione;
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Assegnazione di premi come il "cappero d’oro" in competizione di cuochi locali e dell’area del Mediterraneo;
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Attivazione di una politica di Marketing territoriale che leghi il prodotto agricolo al contesto naturalistico e ai beni culturali e antropologici dell’isola con il sostegno ad iniziative quali:

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Laboratorio del gusto;
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Settimane enogastronomiche con premi internazionali;
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Ricerche sulle antiche ricette dei borghi marinari delle isole;
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Definizione e sostegno a marchi di qualita’ dei prodotti di nicchia

Il nodo dei trasporti.

Il settore dei trasporti, in particolare quello marittimo, nelle isole minori, è così complesso che ha bisogno di un solido supporto tecnico – appunto del tipo dell’Agenzia - che si ponga al di sopra delle parti interpretando bisogni oggettivi e proponendo soluzioni coerenti con gli obiettivi unanimemente riconosciuti come fondamentali per lo sviluppo delle stesse isole e spesso per i territori prospicienti. Ciò è una priorità importante.

Quando s’intende "trasporto", non s’intende riferirsi solo ai mezzi ed ai modi di attuare i collegamenti ma, si considera l’accezione più ampia del termine che comprende la mancanza di infrastrutture portuali quali i porti commerciali, turistici, gli approdi alternativi, le stazioni marittime, gli eliporti, le aviosuperfici, gli idroscali, gli eliporti, etc..

E’ necessario garantire, per tutto l’anno, un regime di diritti di cittadinanza nel campo della mobilità, il più possibile paragonabile a quello della gente della terraferma.

In sintesi indichiamo i problemi più urgenti relativi ai trasporti delle isole:

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trasporti marittimi. Come abbiamo detto rappresentano il comparto di gran lunga più importante e riguardano i collegamenti con aliscafi e quelli con navi tradizionali e navi veloci, ed i problemi relativi al trasporto passeggeri ed al trasporto merci e fra questo anche il trasporto di merci pericolosi, prodotti inquinanti e rifiuti. Ancora bisogna distinguere i collegamenti con i porti di riferimento sulla terraferma e i collegamenti inter-isola, i collegamenti a carattere annuale e quelli stagionali. Strettamente collegato al tema dei trasporti marittimi è quello dei porti , della loro capacità di permettere di operare anche in condizioni meteomarine avverse e quindi di ricettività. La gran parte delle isole infatti sono carenti di strutture portuali adeguate e questo è uno degli elementi che influisce in maniera significativa sulla capacità di tenere regolari relazioni economiche e commerciali;
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collegamenti aerei e con elicotteri. Le uniche isole che hanno aeroporti e collegamenti aerei sono: l’Elba, Pantelleria e Lampedusa ed i problemi che si pongono sono quelli della sicurezza, della stagionalità dei voli, del "diritto di continuità territoriale" che apre la strada alle tratte sociali. Vi è poi il problema di altre isole che – come Lipari – si pongono il tema dell’aeroporto e dei collegamenti aerei o in alternativa di efficienti servizi in elicotteri con apparecchi capaci superiori ai 20 posti ed anche qui l’eventuale riconoscimento della tratta sociale. Va verificata anche la possibilità dell’utilizzo degli idrovolanti per il servizio pubblico che in alcune isole americane sono stati adottati con un certo successo.
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trasporti terrestri interni e fra porti di riferimento ed aeroporti internazionali, nazionali o regionali. Uno dei problemi che emerge con sempre maggior forza è l’intasamento delle isole nel periodo estivo soprattutto ad opera dell’afflusso delle macchine dei vacanzieri. Questo è spesso legato alla scarsità di servizi di trasporto pubblico locale ed è accentuato dalla mancanza di parcheggi pubblici. Finora la materia è stata lasciata ai Comuni rafforzando le competenze del Sindaco con la sua nomina a Commissario per l’emergenza con i problemi detti in premessa. Una valida alternativa al sistema aeroportuale e degli eliporti spesso invasivi e costosi è rappresentata dalla capacità di relazionare orari aliscafi, orari e costi degli autobus di collegamento, orari dei aerei. Ma anche questo ha bisogno di regole generali dentro cui operare..
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infine il tema delle tariffe riguardanti i residenti, i pendolari ed i turisti. Le tariffe residenti per chi viaggia in aliscafo o nave rappresenta la declinazione a livello di collegamenti marittimi di quella che è la tratta sociale per gli aerei, solo che le tariffe residenti sono molto più restrittive e riguardano solo i residenti delle isole o degli arcipelaghi . Recentemente si è posto il problema per gli emigranti che tornano dall’estero a rivedere i propri famigliari e le proprie terre, per i possessori di case non residenti, per gli abitanti dei territori prospicienti le isole da dove partono navi ed aliscafi.

L’energia rinnovabile per le isole minori.

Le isole non connesse alla rete elettrica continentale soddisfano il fabbisogno energetico per lo più con generatori diesel, spesso vecchi ed inquinanti, sovrabbondanti rispetto al carico invernale, che richiedono un costante approvvigionamento di gasolio con navi cisterna con tutti i rischi connessi.

Peraltro non vi sono soltanto ragioni ambientali che sollecitano una revisione del sistema energetico delle piccole isole: esso è attualmente antieconomico ed inefficiente e solo la presenza di tariffe fortemente sussidiate, che garantiscono la perequazione, permette il perpetrarsi di una situazione in realtà insostenibile.

L’attuale sistema di perequazione non è l’unica risposta alle problematiche delle isole ed è possibile porre in atto degli interventi che indirizzino il sistema verso una graduale autosufficienza energetica ed idrica ed una maggiore sostenibilità ambientale, cercando di sfruttare le risorse energetiche rinnovabili che sono disponibili in loco, e qui competitive, utilizzabili sia per la produzione energetica sia in parte per la dissalazione e per la mobilità.

Nell’ambito dello sviluppo delle fonti rinnovabili di energia riveste un particolare rilievo lo sviluppo e la diffusione della tecnologia solare fotovoltaica, che appare ancora lontana dalla maturità ma è potenzialmente in grado di fornire un contributo sempre più rilevante alla produzione di energia elettrica.

In concreto però il problema energetico nelle Isole Minori viene attualmente risolto per il 97% dei casi, solo mediante l’utilizzazione dei derivati del petrolio.

Questa scelta è il più delle volte sorretta, come nelle isole Eolie, da una legislazione inesplicabilmente lacunosa e contraddittoria, che mentre ostacola l’uso delle energie rinnovabili con speciose ragioni di ordine ambientale consente invece di elargire finanziamenti ai privati per la realizzazione di impianti di "termovalorizzazione" per l’incenerimento dei rifiuti con le conseguenze che questi provocano non solo sull’ambiente ma anche sulla salute delle persone (neoplasie).

Visto che non esistono strutture nel territorio capaci di garantire, valorizzare ed incentivare una politica basata sul risparmio energetico, il corretto uso dell’energia, l’impiego di fonti e vettori energetici rinnovabili e la realizzazione dei relativi impianti in alternativa e/o graduale sostituzione di quelli attualmente esistenti , una prima proposta è quella di favorire il sorgere di agenzie energetiche locali attraverso l’istituzione presso l’Agenzia per lo sviluppo delle isole minori di una apposita sezione energetica.

Oltre a questo, senza bisogno di ricorrere a particolari e gravosi impegni finanziari si propone di:

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consentire che piccoli impianti di fotovoltaico e solare termico siano installabili senza inutili formalità purchè rispettino certe linee guida preventivate nel Protocollo di Intesa del 2000 tra i Ministeri Ambiente-e Beni Culturali , ma mai venute alla luce (sono passati sei anni);
*
stabilire per i gestori delle reti delle Isole Minori un impegno a riconvertire gli impianti in maniera sostenibile, adottando preferibilmente il "fotovoltaico". Infatti,in nessun altro posto

come nelle Isole Minori ( dove come si è detto il kwh da impianto termoelettrico costa di più che, altrove, in sede nazionale, ma gode già di un sistema di integrazione tariffaria che ne sostiene la produzione) il ricorso al "fotovoltaico" può diventare addirittura di eguale convenienza (basta un rapido calcolo per rendersene conto.(Vedi simulazione allegato 1 nel file excel) e ciò senza nemmeno aspettare la produzione di nuovi alternativi prodotti come il "film sottile CIGS -CIS"che verrebbero, come si dice, realizzati a costi di gran lungo inferiori.

Diventerebbe impossibile per i gestori locali delle reti elettriche delle Isole Minori sottrarsi alla riconversione in termini di fotovoltaico della loro produzione (sostenuta come essa sarebbe dall’intervento della Cassa Conguaglio e dal supporto fornibile da certificati verdi ed eventualmente bianchi) se si decidesse di limitare la possibilità di ricorso alla Cassa Conguaglio solo a quei gestori che dimostrino con i fatti di operare nel verso di tale riconversione.

Il ciclo dell’acqua e l’autonomia della risorsa idrica.

Il problema connessi alla produzione, rifornimento e depurazione delle acque è fra i più complessi fra quelli che affliggono le isole minori soprattutto quelle collocate ad una certa distanza dalla terraferma dove non si rendono possibili o utili condotte di adduzione sottomarina (che comunque anch’esse richiedono una possibilità e capacità di analisi e valutazione spesso non alla portata di piccole Amministrazioni locali).

Negli ultimi anni, è venuta affermandosi l’idea di realizzare, dove è possibile, dei dissalatori che producano la quantità di acqua necessaria, collegati con dei serbatoi capaci di raccogliere l’eccesso di produzione dei mesi invernali per renderlo disponibile nei mesi estivi quando la popolazione aumenta in modo considerevole. Insieme al discorso produttivi è venuto affermandosi una attenzione al ciclo dell’acqua e cioè relativa alla depurazione dei reflui con il riutilizzo delle acque depurate e la loro destinazione, con una rete di distribuzione ad hoc, all’agricoltura, agli allevamenti degli animali, al giardinaggio.

La possibilità di aiutare tutte le isole a progettare e finanziare – uno dei compiti che potrebbe essere devoluto all’Agenzia - un sistema di ciclo dell’acqua rappresenterebbe un contributo notevole non solo all’economia delle isole ma anche alla qualità ambientale incrementando il verde e i giardini.

Difesa della salute.

Proprio il fatto che le isole non possono godere della sinergia con i territori limitrofi in tema di sanità e di difesa della salute pone il problema di applicare finalmente la norma che prevede una maggiore dotazione pro-capite di risorse a favore di chi le abita da mettere a disposizione direttamente delle strutture sanitarie presenti sul territorio insulare. Inoltre piuttosto che costituire un’unica ASL regionale per le isole che avrebbe problemi a funzionare visto le distanze esistenti, sembra più utile creare dei sub-distretti all’interno delle ASL provinciali sviluppando il ruolo di controllo del Sindaco come massima autorità sanitaria locale supportato in questo da una Agenzia nazionale delle isole che lo sostenga con le informazioni e la documentazione necessaria.. Occorre inoltre un piano che garantisca la permanenza degli ospedali nelle isole più grandi con i reparti di maggiore necessità e le indispensabili competenze professionali e comunque la costituzione dovunque di poliambulatori di pronto intervento e di primo soccorso.

Un tema particolarmente sentito è la dotazione di strutture di recupero per i portatori - in particolare bambini - di handicap fisici e mentali che rischiano, nelle isole, più che altrove, di essere condannati all'emarginazione.

Inoltre non è più tollerabile che non esista per le isole una rete di eliporti dedicati specificamente alla protezione civile ed al pronto intervento serviti da elicotteri dislocati in centri prossimi e quindi in grado di intervenire nell'arco massimo di 10-15 minuti in caso di emergenze.

Anche la telemedicina deve contribuire a superare i limiti dell'insularità nelle isole.

Diritto allo studio ed alla formazione

Garantire a tutti gli abitanti ed in particolare ai giovani anche delle isole più piccole e disagiate il diritto allo studio ed alla formazione permanente sia tramite il sistema scolastico sia tramite offerte formative del settore pubblico e privato: è un obiettivo che non può più essere rinviato.. Questo vuol dire che in tutte le isole vanno programmate e realizzate, in tempi rapidi, adeguate e funzionali strutture scolastiche e parascolastiche ( palestre, luoghi per l’incontro, centri internet…) superando l’incredibile contraddizione che i piani paesistici ostacolano la creazione di nuove strutture, soprattutto se di una certa dimensione ( quali le scuole non possono non essere se vanno dotate di palestre e luoghi di socializzazione) mentre i finanziamenti per edifici scolastici non prevedono la riconversione e la ristrutturazione a questo fine di edifici preesistenti. .

Ma oggi l’investimento forse di maggior rilievo per le nuove generazioni è quello di offrire un’ampia offerta di formazione che risponda ai fabbisogni emergenti della nostra società ed offra ai giovani opportunità qualificate di crescita.

Per realizzare questi servizi si propone l’attivazione sempre per l’iniziativa dell’Agenzia per lo Sviluppo, di un Consorzio per la Formazione nelle Isole Minori che sia in grado di fornire servizi per tutto l’arco della vita, dalla scuola dell’obbligo, alle superiori, alla formazione professionale e soprattutto all’università e oltre nella vita professionale. A questo scopo è possibile coinvolgere nel consorzio stesso strutture specializzate facenti campo ad importanti Università che conferiscano le competenze e le strutture necessarie ad avviare in tempi brevi servizi efficienti e con risultati adeguati.

Nelle isole la proposta è quella di attivare degli "student center" che potranno integrare i servizi della scuola tradizionale (specialmente nelle sedi di C.P.E.), mentre i principali istituti delle isole maggiori e della terraferma (istituti superiori, istituti verticali comprensivi) svolgeranno funzioni di coordinamento didattico, di erogazione di elezioni, di coordinamento locale delle iniziative, garantendo anche quando necessario servizi in presenza, con la realizzazione di quel modello di "blended learning" (apprendimento integrato distanza-presenza) che ha dimostrato la sua maggiore efficacia con migliaia di casi di successo.

Il modello formativo prevede la possibilità di studio autonomo, ma anche di collegamenti in tempo reale in video-audioconferenza, la realizzazione di esercitazioni, lo scambio di esperienze con gli altri. Inoltre l’attivazione di un simile modello formativo porterebbe due ulteriori importanti ricadute:

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l’utilizzo delle stesse strutture di supporto (forum, biblioteche elettroniche, materiali multimediali) anche per le attività in presenza;
*
l’acquisizione da parte degli utenti di competenze per sapere un domani "lavorare in rete" valorizzando quindi opportunità di telelavoro.

Il recente sviluppo, anche nel nostro paese, delle attività di formazione in rete (e-learning) ha prodotto l'aumento evidente di un'offerta ricca ed articolata di possibilità formative indirizzate alle nuove forme di lavoro della net-economy. Questo sviluppo rappresenta una risorsa ed una speranza per le località decentrate.

Le isole minori ed i centri di interesse

Abbiamo detto che la grande scommessa delle isole minori è quella di riuscire a destagionalizzare il turismo creando un flusso continuo di visitatori possibilmente lungo tutto l’arco dell’anno. Così non solo si rendono produttive le strutture del turismo ma si qualifica l’imprenditorialità degli operatori economici e la professionalità dei lavoratori.

Ma garantire un flusso di turisti non solo nella bella stagione ma anche quando il tempo è meno clemente, vuol dire creare sul territorio una serie di centri di interessi capaci di attrarre, per loro stessi, i viaggiatori autunnali, invernali e primaverili.

E siccome un po’ tutte le isole sono dotate di un patrimonio naturalistico come anche di beni culturali e di tradizioni di grandi interesse, non è difficile pensare che questi centri di interesse possano essere costituiti da Musei ( archeologici, delle tradizioni religiose, delle tradizioni contadine, delle tradizioni marinare…), parchi (geominerari, verdi, marini, ecc,), centri di ducumentazione storica ed antropologica, ecc. Inoltre importante è la creazione di eventi culturali ed artistici che si ripetano ogni anno e rappresentino un appuntamento pubblicizzato con la partecipazione di persone in vista della cultura, dello spettacolo, dell'arte.

Sul piano dei centri di interesse naturalmente è necessaria una programmazione specifica isole per isola, arcipelago per arcipelago per la quale l’Agenzia può rappresentare un utile supporto e centro di riferimento sia in ordine alle idee ed ai progetti che alla ricerca dei finanziamenti pubblici o di possibili partner privati.

Mister x ha detto...

Vorrei Aggiungere alcune potenziali tematiche che potrebbero essere considerate interessanti in tema di lavoro, formazione, economia ed isole minori.

Personalemente ritengo che il modello scozzese potrebbe essere implementato nella nostra amata isola.

Sono convinto che le potenzialità umane e professionali siciliane a cui aggiungere uno Statuto Speciale sia l'umus ideale per trovare una area (Vedi la Silicon Valley Catanese:dove sorge STM, mai decollata) CHE CONSENTA A 360 e cioe' coinvolgendo tutto il PD ma trasversalmente anche il resto dei partiti Siciliani, di creare attraverso sgravi fiscali anche triennali ed incentivi Europei una regione appetibile a molte multinazionali straniere.

Queste sistuazione come in Scozia porterebbe lavoro e aziende, in un circolo vizioso positivo.

La zona scelta consentirebbe anche di avere un sistema di comunicazioni viario e marino accettabile.

A cui aggiungere sin da subito uno sviluppo ed investimento in tecnologia digitale di comunicazione: adsl, iptv, sulla falsa riga della Sardegna.

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Un altra proposta e quella di consentire gli scavi di carotaggio per la ricerca di petrolio che l'attuale Predidente della Regione ha bloccato (Cuffaro), anche se questi scavi dovrebbero avvenire a precise condizioni, assicurando un controllo ad opera dell'ARPA REGIONALE e garantendo un accordo o Patnership tra le Multinazionale e la stessa Regione.
Questo al fine di garantire in caso di esisto positivo introiti per le magre casse regionali.

Saluti Remo Pulcini